
Puoi raccontarci qualcosa di te?
Ho 45 anni, sono nata e vivo a Bologna. Sono laureata in economia, lavoro a tempo pieno e ho sempre ricoperto ruoli commerciali prima in banca e ora presso un’assicurazione. Coltivo fin da ragazzina la passione per tutti gli sport in particolare pallavolo, sci e nuoto. Sono un’amante viaggiatrice on the road. Da alcuni anni seguo: un’attenta sana alimentazione (non per ragioni di peso ho la stessa corporatura longilinea da quando ho 15 anni), un utilizzo limitato di farmaci (in prevenzione e per sintomi lievi utilizzo la naturopatia e gli oli essenziali). In questo nuovo stile di vita ho introdotto l’orto comunale e lo yoga. Sono sposata e ho due ragazzini di 12 e 15 anni.
Quando hai scoperto di avere la dermatite atopica?
Mia mamma ha la dermatite atopica e mi è stata diagnosticata fin da piccolissima (ancora in culla), con l’eliminazione del latte vaccino.
Nei primi anni di vita sono stata seguita già dalla dermatologia del Sant’Orsola che, oltre a creme cortisoniche mi ha prescritto più volte test allergici con dubbi e contrastanti risultati a distanza di pochi anni, sia legati ad alimenti sia a nickel e pollini.
Quali sono stati i primi sintomi?
Secchezza della pelle e arrossamento degli angoli della bocca e delle mani, croste nel corpo di forma circolare.
Qual è stato l’impatto della dermatite atopica sulla tua vita quotidiana?
La parte che mi crea più problemi nella vita quotidiana è data dalle mani; anche se i dermatologi mi leggono la dermatite guardandomi le palpebre o le occhiaie.
Solo pochi anni fa la Dott.sa Patrizi mi ha diagnosticato sulle mani, l’unica parte invalidante l’eczema acuto delle mani (grande prurito da pelle d’oca a contatto con creme o altre sostanze, bolle acquose e tagli).
Èd stata proprio la Dott.sa a consigliarmi la vostra associazione.
Mani che, oltre a provare ad evitare il più possibile agenti aggressivi come detersivi per i piatti o lavatrice, in alcune attività o momenti della vita mi hanno fatto tribolare. Sbucciare la frutta, come darmi crema solare per tanti anni è stato motivo di reazioni pruriginose. Idem negli anni di creme per i pannolini dei bambini, anche la pasta allo zinco per me era tremenda.
Per giocare a pallavolo da ragazzina e ora spesso mi metto\evo il cerotto a nastro su alcune dita per proteggerle dalla polvere e dal contatto palla-tagli.
Non ho mai avuto problemi di autostima anche se questa secchezza alle mani mi ha portato a non usare smalti colorati che le mettessero in mostra, idem anelli e ora a 45 anni sicuramente le mie mani hanno una pelle più vecchia della mia età.
Hai mai vissuto episodi di discriminazione o disagio a causa della dermatite atopica?
In generale no. Ci sono stati dei momenti che i tagli o la secchezza faceva sì che mi imbarazzava stringere le mani a clienti per lavoro. Quindi disagio, discriminazione mai.
C’è stato un momento in cui hai perso la speranza o ti sei sentita particolarmente scoraggiato?
Ho sempre saputo che avrei dovuto conviverci a vita e che dovevo solo trovare il modo migliore per conviverci.
Come hai imparato a gestire la malattia nel tempo?
Fin da bambina mi sono sempre data crema mattina e sera e mi sono abituata a portarmi in borsa un tubetto di crema e burrocacao per le labbra.
Come hanno reagito familiari e amici alla tua condizione?
Ci hanno sempre convissuto insieme a me, aiutandomi in piccole attività casalinghe.
C’è qualcuno che ti ha particolarmente aiutato in questo percorso?
La vostra associazione negli ultimi anni e la diagnosi della Dott.sa Patrizi.
Qual è il più grande pregiudizio che vorresti sfatare su questa malattia?
Sicuramente che non si attacca con il contatto della pelle da una persona all’altra come alcuni potrebbero credere!